25 luglio 2014

Live Report: Ufomammut + Lili Refrain + Nadja&Uochi Toki + Fuzz Orchestra + Rage Against The Sewing Machine @ Rock Valley Festival, 19/07/2014





Una cornice meravigliosa di verdeggianti colline della bassa pavese abbraccia la piazza Vittorio Emanuele II di Santa Maria della Versa, scenario che accoglie la 7' edizione del RockValley Festival.

Questo evento è tradizionalmente mosso dalla passione, infatti ogni anno non prevede alcun biglietto all'ingresso, solo un banchetto a cui poter rilasciare una deliberata offerta. Sì, perché è il collettivo RockValley, in collaborazione con la ProLoco di Sanata Maria della Versa, a dare vita a questa tre giorni di "musica buona" - come la definiscono gli stessi organizzatori. Di buono, però, ci sono anche le birre artigianali e la cucina che, come è ormai sempre più diffuso, non si dimentica di nessuno proponendo panini, hamburger, pizze in forno a legna, ma anche piatti vegetariani e vegani. Immancabili le bancarelle a fare da contorno alla proposta musicale, tra dischi, abbigliamento, accessori e serigrafie.
La prescelta per il report è la serata di sabato, che prevede una proposta musicale non indifferente.

L'arduo compito di aprire le danze viene lasciato a chi sa farlo egregiamente, ovvero i veterani del palco FUZZ ORCHESTRA. L'impatto visivo riporta alla mente proprio un'orchestra: completo nero, camicia bianca e cravatta. Il trio apparentemente composto si dispone su una stessa fila dove, partendo da sinistra, si vedono i riccioli argentei di tastiera/effettistica, al centro una batteria minimale presieduta da una imponente barba, mentre sulla destra una "diavoletto" elegantemente abbinata alla mise da palco. Ciò spiega la scelta della parola "orchestra" all'interno del loro nome.
L'ascolto della musica rivela, invece, il motivo della scelta di abbinarvi la parola "fuzz". Che risulta però riduttiva. C'è violenza nelle loro sonorità, c'è il voler svelare verità nascoste urlandole in faccia, c'è la volontà di spiazzare rendendo bipolare la percezione visiva e quella uditiva. Non si sente il cantato, ma le parole non mancano: sono registrate e riprodotte in maniera ossessivo-compulsiva. Sono volutamente provocatorie nella nostra madrelingua, basti pensare che il motivo più gettonato recita: "è bello morire per la patria".

Fuzz Orchestra by Sara Pasini

Se ciò che si è appena letto spiazza, allora non si è preparati al racconto dell'esibizione successiva, ovvero quello dei canadesi NADJA con i piemontiesi UOCHI TOKI. Entrambi i duo si uniscono creando una formazione a quattro che visivamente ha una disposizione quasi disturbante: su un palco totalmente privo di luci la loro attenzione sembra infatti autoreferenziale, rivolta all'epicentro del tavolo intorno al quale sono riuniti, voltando se necessario anche le spalle al pubblico. La performance presenta dal vivo la recente collaborazione dei due progetti, Cystema Solari, dove la natura elettronica e il cantato rap dei Uochi Toki abbraccia le sonorità oscure del drone dei Nadja. Ne risulta qualcosa che non è drone né rap, né elettronica. Così come per il cantato che non elegge una singola lingua per veicolare il proprio messaggio, bensì mescola italiano, francese, spagnolo, latino – e forse qualcos'altro non giunto chiaramente alle orecchie di ascolta. Un'esibizione che non lascia respiro, senza pause tra i pezzi, una sorta di suite di 40 minuti, il cui apice viene raggiunto al proprio termine: la parola si esilia, l'unico elemento umano sparisce, chitarra e basso diventano morbosi, la base elettronica squarcia i timpani, mentre le immagini astratte dai colori caldi proiettate sul fondo del palco si decompongono in pixel disordinati e impazziti. Climax ascendente. Silenzio. Fine.

 
Nadja + Uochi Toki
LILI REFRAIN è una one-woman-band. Pur non avendo altri membri alle spalle la sua personalità è perfettamente in grado di riempire tutta la grandezza del palco del RockValley. Il suo spettacolo sta toccando, soprattutto nell'ultimo anno, davvero molte delle città italiane, con una frequenza che denota l'instancabilità di questa performer romana. 
Nonostante questo Lili non appare affatto stanca sul palco, anzi! Carisma notevole, entusiasmo alle stelle gestisce con padronanza le sue Telecaster e Diavoletto, facendo andare le dita sulle tastiere, le corde vocali sul microfono e i piedi su effetti e, soprattutto, su loop station. 
Sferraglia riff, si crea basi ritmiche stoppando le corde della chitarra con un palmo e battendole energicamente con l'altro, intreccia assolo in tapping, disegna linee vocali, sia come cappello alle melodie strumentali, sia unendo i diversi colori della sua vocalità indipendentemente dagli strumenti: con la loop station registra prima una linea vocale, poi un controcanto, poi un coro, un letto di bassi, dopodiché, lasciando la base in libera riproduzione, corona il tutto con la linea vocale principale. 
Lili si presenta sempre vestita di nero, ma va bene, perché i colori e le sfumature li porta con la propria musica.


Lili Refrain by Sara Pasini

Chiude la serata applicando la classica “ciliegina” il trio piemontese degli UFOMAMMUT, proponendo ancora il Magikal Mastery Tour che festeggia i 15 anni di attività della band. 
Il live, infatti, parte con una modifica ad una delle caratteristiche classiche della loro esibizione dal vivo: il telo che ospita storicamente i visual intesi ad accompagnare la musica degli Ufomammut viene lasciato unico protagonista della scena proiettando un video autocelebrativo dalla breve durata, proclamando pubblicamente il particolare anniversario del gruppo. Una sorta di trailer di ciò a cui si andrà ad assistere. 
L’evento scatena un’energia davvero incontenibile nei tre musicisti, che sono riconosciuti da sempre come degli eccellenti esecutori dal vivo: il coinvolgimento è totale, i ritmi sostenuti, l’handbanging violento e i bassi devastanti. Tanto che all’inizio dell’esibizione le povere casse di diffusione non riescono a sostenerli producendo un ronzio interpretabile come un lamento di dolore dalla pesantezza dei suoni emanati. Sistemati i livelli la piazza viene coinvolta in un repertorio inconfondibile e anche, parrebbe, in qualche sonorità nuova (preludio a qualcosa in arrivo?) dimostrando in meno di un’ora la crescita avvenuta in questi 15 anni.

 
Ufomammut by Sara Pasini
Anche i visual che li accompagnano dimostrano un gusto più raffinato: gli Ufomammut sono passati infatti da proiezioni del tutto astratte a immagini oniriche che non offrono più il conforto del visibilmente finto, bensì conducono in una dimensione tipica di realtà distorta più familiare agli incubi che ai sogni.
Gli applausi e l’entusiasmo ricevuti in risposta alla loro esibizione sono però reali. 
 
"Are you talking to me?" - Urlo by Sara Pasini

Tra un cambio palco e l’altro non si rischia di annoiarsi: in un palco di dimensione più piccole e posto lateralmente – definito “Palco Cocktail” ci pensano gli OH LAZARUS! a intrattenere gli astanti. Formazione a tre inconsueta dove un chitarrista di estrazione blues imbraccia una chitarra resofonica di metallo e dipana riff pentatonici, accompagnati da percussioni davvero anomale. Il batterista suona in piedi, picchia uno strumento ridotto all’osso dove la grancassa è sostituita da una valigia. Una voce femminile, più interprete che cantante, accompagna le proprie liriche colpendo un sonaglio e, all’occasione, delle simpatiche campanelle da albergo colorate. Un progetto che sicuramente vuole proporre qualcosa di diverso in un panorama musicale in cui, generalmente parlando, ormai il più è stato inventato. Un progetto direi più mosso da motivazioni ideologiche che non musicali, ma che di sicuro suscita curiosità e che tiene incollato fino alla fine del pezzo: si vuol proprio vedere fin dove si spinge il trio.

Oh Lazarus
La chiusura, come già visto in precedenti edizioni, viene riservata al palco interno del RockValley, spazio adibito anche a mini-galleria dove vengono esposte opere di artisti emergenti e alternativi.
Danno la “buonanotte” le due componenti di RAGE AGAINST THE SEWING MACHINEpreparano un’ambientazione da scuola elementare, dove i tipici banchi di fòrmica verde, le sedie di legno a cui viene applicata una luce bianca sotto la seduta, sono utilizzabili dal pubblico per assistere al particolare live di questo duo. Le ragazze, infatti, siedono dietro a quella che dovrebbe essere una cattedra su cui sono disposti i loro “strumenti”; alle loro spalle brilla, nel buio totale, un televisore che riproduce immagini di telecamere di sicurezza, mentre al lato opposto una lavagna riporta la scritta “Umberto Smaila Rules Supreme”.
Fazzoletto bianco di gusto retrò in testa, gingilli elettronici di devastazione moderna tra le mani. Quello che inizia come drone, con effettistica malandata e basso scarno e ripetitivo, si evolve a poco a poco in trapananti sonorità infernali. Disturbo, disagio, inquietudine: è tutto quello che esternano le due donne dalle loro macchine da cucire.


Rage Against The Sawing Machine

La serata è una fucilata, pare finire proprio nel momento in cui ne vorresti ancora, ma la posizione strategica del paese ospitante è un sicuro richiamo di pubblico arrivato non solo dalla Lombardia, ma anche dalle vicine Emilia Romagna e Piemonte.

Fuori dal mondo, eppure a casa. 
Alla prossima edizione, RockValley Festival!

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