7 luglio 2014

Live Report: SAMSARA BLUES EXPERIMENT Live @ Somenfest, 05/07/2014

Ome, paese nella provincia di Brescia immerso nel verde delle colline che fanno da cornice al Somenfest, partito il 3 luglio e concluso domenica 6.
Festival a metà tra Woodstock e la Festa dell'Unità, dove lunghi tavoli, natura, gonneloni lunghi, bancarelle di ogni tipo, cucina, birreria e bar decisamente forniti, ma anche famiglie con bambini animano la manifestazione: un evento aggregativo e di svago. 



Ma anche occasione di sentire ottima musica e di alto livello. Come nella serata di sabato 5, dove l'heavy-psych la fa da padrone.
Sono i MANTHRA DEI ad aprire le danze: questi quattro bresciani rapiscono il pubblico con il loro approccio strumentale proponendo quasi una suite senza introdurre intervalli tra un pezzo e l'altro. Un po' Doors un po' Earthless, con quella tipica tastiera e quel modo di strutturare i pezzi dove la parte ritmica di basso e batteria tiene le fondamenta del pezzo, mentre la chitarra dà vita a intrecci di assoli onirici. La  bravura tecnica non solo si sente, ma si vede - il chitarrista ad esempio saltella e si muove liberamente mentre suona - senza sfociare in virtuosismo. Godibilissimo, viaggioso, con una scelta che ricade su delle rilassanti luci blu calando l'esibizione in un clima perfetto. 



Sull'avanzare del crepuscolo lasciano il posto ai VAN CLEEF CONTINENTAL: il trio, sempre di Brescia, scalda la serata che, giunta al levare della luna, si fa fresca tra la cornice delle verdi colline. Una proposta di chiaro stampo seventies contaminato da un sentore di Nickelback: l'approccio melodico e sul palco, nonché il timbro vocale li richiamano fortemente. L'esibizione è decisamente più ritmata e porta infatti gli astanti a scatenarsi in danze più o meno fantasiose.


Il cambio palco è rapidissimo e dopo solo qualche minuto approdano sul palco i tedeschi SAMSARA BLUES EXPERIMENT, per cui il parterre si riempie a dismisura, i profumi speziati nell'aria aumentano e l'entusiasmo cresce.
Il bassista si presenta indossando la maglietta dei Manthra Dei e con la sigaretta in bocca, usando lo stesso strumento imbracciato da Krist Novoselic dei Nirvana sia nella propria natura di strumento ritmico, sia, come si vede sempre più spesso ultimamente, come sostituto di una seconda chitarra esibendosi quindi in arpeggi e accordi.
La diavoletto gialla invece è potente ma non strafottente. Ti stuzzica e ti schiaffeggia, ma non ti chiede di porgere l'altra guancia. Stupisce piacevolmente la sua morbidezza nelle eco dei delay e fa perdere la coscienza nella pulizia di esecuzione.
Il batterista si presenta  con un set minimale, senza mancare di circondarsi di piatti, però. Stona leggermente la sua attitudine sul palco rispetto agli altri due: è tranquillo, quasi composto. Fa il suo dovere e non si sbottona. Il più esaltato è di sicuro il bassista che risulta quasi difficile da fotografare.
Capelli lunghi, parti evidenti prive di tatuaggi, giacchette di jeans: i SBE sono dei rocker all'antica, che fanno sposare bene una proposta da rock classico con sonorità più aderenti all'heavy-psych dei giorni nostri, con la loro formazione basilare, ma che non fa rimpiangere la mancanza di nulla.
Peccato per il gong così allettante alle spalle della batteria, non usato ma solo accarezzato dal mallet prima dell'uscita di scena della band.
Che richiamata sul palco si esibisce ancora offrendo la performance in cui il trio "esce" maggiormente: il pubblico lo sente rispondendo con una altrettanto coinvolta partecipazione. Basta dire che al bassista, dalla foga, scappa il plettro di mano trovandosi costretto a chinarsi per raccoglierlo.



Teste in movimento, applausi, urla, sorrisi. Quasi quasi un altro panino e un'altra birra.
Prima di entrare in macchina, però, un giro all'esposizione di arte moderna di contorno alla manifestazione. Tutto questo gratis.
Non è mancato proprio nulla.

Nessun commento:

Posta un commento