19 luglio 2014

Live Report: MACIGNI - Celeste + Guests, 12/07/2014




Porte aperte, luce solare che sfonda le previsioni di disastro naturale.
Magliette nere che sfidano caldo imprevisto e zanzare moleste per partecipare alla versione Festival dell'appuntamento periodico MACIGNI. ospitato dal Circolo Arci LoFi a Milano.


Dopo l'introduzione hardcore dei monzesi APERTURE si fanno baciare dal sole i LOIMANN, un contraltare interessante tra un'aggressiva Les Paul d scuola Zakk Wylde e un basso Fender di cui si gioca la notevole adattabilità: flanger, wha e overdrive non mancano sul quattro corde. L'effetto è quello di avere un trio dal suono completo e particolare. Una barba intorno a un microfono si incazza sul metallo pesante dei torinesi.

Loimann

Luci viola sui forlivesi ABATON il cui suono oscuro inizia a far scapocciare qualcuno dei presenti. La batteria cadenzata, dalla cassa prepotente di gusto black, insieme a chitarra e basso suonati all'unisono ergono un muro di suono a sostegno di uno screaming posseduto: il cantante sotto il palco fa terra bruciata intorno a sé. Non si ferma un secondo: avanti, indietro, destra, sinistra, si accovaccia, si rialza, si flette sul gradino del palco. Ipnotici ed inquietanti, il tutto reso ancora più angosciante dai visual proiettati da Serena Doe. Astenersi cardiopatici.

Abaton

Ad accogliere i nuovi astanti di una platea sempre più gremita ci pensano i VISCERA/// con la loro potenza un po' Yob, un po' black, un po' "nostalgia canaglia". È il batterista degli Abaton a sostituire quello della band, il quale, come dichiarato dal cantante, in solo due prove è riuscito a rendere il live in maniera eccellente.

Viscera///

 Tutto il resto della band si unisce ai Viscera/// per l'ultima esibizione: presentano infatti il loro split in prossima uscita. Quale valanga di distorsioni, quale pesantezza, quale aggressività nelle voci alternate, quale animosità nell'immancabile "tu-pà tu-pà". Le grida dicono sì.

Viscera/// + Abaton

Come descrivere l'esibizione dei LAMANTIDE? A dir poco travolgente. Il loro sound ti spezza e ti spiazza. Potremmo definirlo black, ma sarebbe comunque riduttivo. Venature hardocre? Anche, ma ancora non rende l'idea. Il cantante usa il palco solo per "benedire" il pubblico con la bottiglietta d'acqua. Per il tempo restante sfrutta tutta la lunghezza del cavo del microfono per scendere e non lasciare tregua a nessuno dei presenti. Travolgente appunto. Come lui stesso è assolutamente travolto da ciò che interpreta. Una parentesi all'interno del live per dedicare un pensiero al popolo palestinese. I testi in italiano sono seguiti anche dal labiale dei tre musicisti sul palco, il cui suono graffiante non risulta meno appassionato del cantato. Travolgenti, ancora una volta.

Lamantide

Rimane solo un minuto. Il LAST MINUTE TO JAFFNA. I quattro torinesi non fanno mancare nulla alla propria formazione: Jaguar, Les Paul, Rickenbacker. Risultato: un impatto sonoro inevitabile. La solennità nel metal porta di sicuro il loro nome: accordi pesanti, umidi e cadenzati, accompagnati da una voce profonda e cupa raccontano gli incubi di una notte travagliata, oppure un trip andato troppo male. Anche la loro disposizione e compostezza sul palco denota questo carattere. Disposti a V la loro formazione non lascia superstiti. Ma accoglie collaborazioni, come la voce dei Viscera/// che partecipa sul finire dell'esibizione. Quando annunciano l'arrivo di un prossimo disco.

Last Minute To Jaffna


Post metal? No. Post acido. Chitarra su onde lisergiche, basso martellante, batteria imperiosa e tastiere al limite della coscienza umana. I THREE STEPS TO THE OCEAN  sono una band da assaporare a tutt'orecchi, accompagnandoli, perché no? Da immagini oniriche come quelle proiettate durante la serata. Bisogna lasciarsi rapire fino al punto di perdere la sensibilità alle gambe e percepire la sensazione di fluttuare. È normale. Tanto, a un certo punto, la botta che riporta con i piedi per terra arriva dritta in faccia.

Three Steps To The Ocean

Nebbia. Silenzio. Buio.
A un tratto del rosso. Sono puntini, sono luci e sono sulle fronti dei membri dei CELESTE.

Celeste - red dots

Inizia il viaggio dentro l'oscuro tunnel dell'angoscia: lo spaesamento, le dissonanze, l'effettistica marcata e il volume claustrofobico.
Le distorsioni sono devastanti, la grancassa una grandinata di mitragliate.
Di colpo un lampo accecante: luce stroboscopica che si riflette sullo spesso fumo che ricopre i musicisti, illuminandoli per un attimo prima di calarli nuovamente nel buio. Quell'attimo appena sufficiente per far percepire il trauma all'occhio.
Sonorità aggressive dallo screaming violento. E si sa: la violenza richiama altra violenza. Infatti il live dei Celeste è costellato di quando in quando da qualche pogo, che seppur non grande a livello di dimensioni, a livello di intensità si fa sentire.
Una performance decisamente poco social-friendly, che riporta ai classici standard di assistere a un live: niente foto, niente video, niente schermettini rettangolari fastidiosamente accesi. Sì, perché rimanere calati in quell'atmosfera è talmente parte dell'esibizione, che spezzare il buio è motivo di sguardi accusatori da parte dei fan.
Un colpo al cuore, che come inizia, così ha termine: i musicisti scendono dal palco, spariscono e non lasciano traccia. E non ti è dato sapere perché.

Celeste - red lights

Una serata davvero riuscita che ha ospitato band ognuna di altissimo livello - e che ha anche offerto pasta gratis, buttala via! Per un appuntamento, quello di MACIGNI che sta guadagnando di volta in volta sempre maggiore qualità.

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