Porte aperte, luce solare che sfonda le previsioni di disastro naturale.
Magliette nere che sfidano caldo imprevisto e zanzare moleste per partecipare alla versione Festival dell'appuntamento periodico MACIGNI. ospitato dal Circolo Arci LoFi a Milano.
Dopo l'introduzione hardcore dei monzesi APERTURE si fanno baciare dal sole i LOIMANN, un contraltare interessante tra un'aggressiva Les Paul d scuola Zakk Wylde e un basso Fender di cui si gioca la notevole adattabilità: flanger, wha e overdrive non mancano sul quattro corde. L'effetto è quello di avere un trio dal suono completo e particolare. Una barba intorno a un microfono si incazza sul metallo pesante dei torinesi.
Loimann |
Luci viola sui forlivesi ABATON il cui suono oscuro inizia a far scapocciare qualcuno dei presenti. La batteria cadenzata, dalla cassa prepotente di gusto black, insieme a chitarra e basso suonati all'unisono ergono un muro di suono a sostegno di uno screaming posseduto: il cantante sotto il palco fa terra bruciata intorno a sé. Non si ferma un secondo: avanti, indietro, destra, sinistra, si accovaccia, si rialza, si flette sul gradino del palco. Ipnotici ed inquietanti, il tutto reso ancora più angosciante dai visual proiettati da Serena Doe. Astenersi cardiopatici.
Abaton |
Viscera/// |
Viscera/// + Abaton |
Lamantide |
Rimane solo un minuto. Il LAST MINUTE TO JAFFNA. I quattro torinesi non fanno mancare nulla alla propria formazione: Jaguar, Les Paul, Rickenbacker. Risultato: un impatto sonoro inevitabile. La solennità nel metal porta di sicuro il loro nome: accordi pesanti, umidi e cadenzati, accompagnati da una voce profonda e cupa raccontano gli incubi di una notte travagliata, oppure un trip andato troppo male. Anche la loro disposizione e compostezza sul palco denota questo carattere. Disposti a V la loro formazione non lascia superstiti. Ma accoglie collaborazioni, come la voce dei Viscera/// che partecipa sul finire dell'esibizione. Quando annunciano l'arrivo di un prossimo disco.
Last Minute To Jaffna |
Post metal? No. Post acido. Chitarra su onde lisergiche, basso martellante, batteria imperiosa e tastiere al limite della coscienza umana. I THREE STEPS TO THE OCEAN sono una band da assaporare a tutt'orecchi, accompagnandoli, perché no? Da immagini oniriche come quelle proiettate durante la serata. Bisogna lasciarsi rapire fino al punto di perdere la sensibilità alle gambe e percepire la sensazione di fluttuare. È normale. Tanto, a un certo punto, la botta che riporta con i piedi per terra arriva dritta in faccia.
Three Steps To The Ocean |
Nebbia. Silenzio. Buio.
A un tratto del rosso. Sono puntini, sono luci e sono sulle fronti dei membri dei CELESTE.
Inizia il viaggio dentro l'oscuro tunnel dell'angoscia: lo spaesamento, le dissonanze, l'effettistica marcata e il volume claustrofobico.
A un tratto del rosso. Sono puntini, sono luci e sono sulle fronti dei membri dei CELESTE.
Celeste - red dots |
Inizia il viaggio dentro l'oscuro tunnel dell'angoscia: lo spaesamento, le dissonanze, l'effettistica marcata e il volume claustrofobico.
Le distorsioni sono devastanti, la grancassa una grandinata di mitragliate.
Di colpo un lampo accecante: luce stroboscopica che si riflette sullo spesso fumo che ricopre i musicisti, illuminandoli per un attimo prima di calarli nuovamente nel buio. Quell'attimo appena sufficiente per far percepire il trauma all'occhio.
Sonorità aggressive dallo screaming violento. E si sa: la violenza richiama altra violenza. Infatti il live dei Celeste è costellato di quando in quando da qualche pogo, che seppur non grande a livello di dimensioni, a livello di intensità si fa sentire.
Una performance decisamente poco social-friendly, che riporta ai classici standard di assistere a un live: niente foto, niente video, niente schermettini rettangolari fastidiosamente accesi. Sì, perché rimanere calati in quell'atmosfera è talmente parte dell'esibizione, che spezzare il buio è motivo di sguardi accusatori da parte dei fan.
Di colpo un lampo accecante: luce stroboscopica che si riflette sullo spesso fumo che ricopre i musicisti, illuminandoli per un attimo prima di calarli nuovamente nel buio. Quell'attimo appena sufficiente per far percepire il trauma all'occhio.
Sonorità aggressive dallo screaming violento. E si sa: la violenza richiama altra violenza. Infatti il live dei Celeste è costellato di quando in quando da qualche pogo, che seppur non grande a livello di dimensioni, a livello di intensità si fa sentire.
Una performance decisamente poco social-friendly, che riporta ai classici standard di assistere a un live: niente foto, niente video, niente schermettini rettangolari fastidiosamente accesi. Sì, perché rimanere calati in quell'atmosfera è talmente parte dell'esibizione, che spezzare il buio è motivo di sguardi accusatori da parte dei fan.
Un colpo al cuore, che come inizia, così ha termine: i musicisti scendono dal palco, spariscono e non lasciano traccia. E non ti è dato sapere perché.
Celeste - red lights |
Una serata davvero riuscita che ha ospitato band ognuna di altissimo livello - e che ha anche offerto pasta gratis, buttala via! Per un appuntamento, quello di MACIGNI che sta guadagnando di volta in volta sempre maggiore qualità.
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